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Sono 329mila le assunzioni previste dalle imprese per il mese di dicembre e salgono a 1,2 milioni per l’intero trimestre dicembre-febbraio. Rispetto a un anno fa si registra una flessione di oltre -24mila, in conseguenza del rallentamento dell’economia causato dalla guerra in Ucraina, della crisi energetica, della crescita dell’inflazione e del costo del denaro. Ciononostante, i livelli della domanda di lavoro delle imprese si mantengono superiori a quelli registrati nell’analogo periodo pre-Covid (+28mila su dicembre 2019, +115mila sul trimestre).

Permane elevata la difficoltà di reperimento che riguarda il 45,3% del personale ricercato, un valore superiore di circa 7 punti percentuali rispetto a un anno fa.

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Sono 382mila le assunzioni previste dalle imprese per il mese di novembre e 1,2 milioni quelle per il trimestre novembre-gennaio. I livelli della domanda di lavoro delle imprese si mantengono superiori a quelli registrati nell’analogo periodo pre-Covid (+33mila su novembre 2019, +95mila sul trimestre), meglio confrontabile con il contesto attuale, influenzato dalle incognite sul piano geopolitico e dalle dinamiche dell’inflazione. Infatti, la flessione registrata questo mese rispetto allo stesso periodo del 2021 (-82mila) sconta l’effetto di “rimbalzo” sperimentato lo scorso anno che ha portato a un aumento del Pil del 6,7%.

Ancora in crescita la difficoltà di reperimento che riguarda il 46,4% dei profili ricercati, un valore superiore di circa 8 punti percentuali rispetto a un anno fa. Mediamente sono necessari 3,9 mesi a trovare sul mercato i candidati di difficile reperimento.

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Sono 477mila le assunzioni programmate dalle imprese per il mese di ottobre e 1,2 milioni quelle per il trimestre ottobre-dicembre, con una flessione rispetto all’anno precedente del 5,4% nel mese e del 10,4% nel trimestre. Le prospettive meno favorevoli, in ragione del rallentamento dell’economia globale ed europea legato principalmente all’aumento dei prezzi dell’energia, all’inflazione e alla situazione geopolitica, pesano maggiormente sui programmi di assunzione delle imprese del manifatturiero (-28,0% nel mese e -26,5% nel trimestre), del commercio (-5,8% nel mese e -11,2% nel trimestre) e dei servizi alle imprese (-8,6% nel mese e -15,1% nel trimestre). Nonostante la flessione nelle previsioni di assunzione, raggiunge il 45,5% la quota di assunzioni che le imprese giudicano difficili da realizzare, un valore superiore di 9 punti percentuali rispetto a un anno fa.

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Le previsioni delle imprese a settembre, pari a 524mila, diminuiscono di -2mila (-0,4%) rispetto a un anno fa. Andamento negativo confermato anche per il trimestre settembre-novembre 2022 in cui le assunzioni programmate superano di poco 1,4milioni con una flessione del -3,0% rispetto all’analogo trimestre del 2021. In frenata il comparto manifatturiero (-13,6%, pari a -15mila posti rispetto a settembre 2021, e -13,4% per il trimestre settembre-novembre) e soprattutto il commercio (-30,0%, con una diminuzione tendenziale di oltre 25mila contratti, e -33,0% nel trimestre settembre-novembre). Prosegue invece l’andamento positivo delle costruzioni: 57mila le entrate programmate nel mese e 154mila nel trimestre (+37,3% rispetto a 12 mesi fa e +30,4% rispetto allo stesso trimestre del 2021).

Continua a crescere la difficoltà di reperimento segnalata dalle imprese, che interessa il 43,3% delle assunzioni programmate, in aumento di 7 punti percentuali rispetto a settembre 2021 quando il mismatch tra domanda e offerta di lavoro riguardava il 36,4% dei profili ricercati.

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Sono 285mila i lavoratori ricercati dalle imprese per il mese di agosto e salgono a circa 1,3 milioni per l’intero trimestre agosto-ottobre. Rispetto a un anno fa le previsioni delle imprese sono in crescita con +27mila assunzioni programmate nel mese (+10,8%) e +70mila unità nel trimestre (+5,7%). Il confronto congiunturale rispetto al mese precedente evidenzia una flessione della domanda di lavoro dovuta alla naturale stagionalità (-221mila entrate).

L’industria nel suo complesso è alla ricerca di 81mila profili professionali, di cui 55mila da impiegare nel manifatturiero e 26mila nelle costruzioni. I servizi nel complesso programmano 204mila ingressi. La difficoltà di reperimento dichiarata dalle imprese riguarda complessivamente il 41,6% delle assunzioni programmate (8,9 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno).  Tra i settori che incontrano le maggiori criticità emergono le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (55,6% dei profili di difficile reperimento), quelle del legno e del mobile (53,7%) e le costruzioni (52,7%).

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Le opportunità di lavoro offerte dalle imprese a luglio sono circa 505mila: l’industria programma circa 130mila entrate (-1.390 assunzioni rispetto giugno, -7mila circa rispetto a luglio 2021), mentre nel settore dei servizi sono circa 375mila i contratti di lavoro che le imprese prevedono di attivare (in flessione di 52mila unità rispetto ad un mese fa). Per le costruzioni sono previste 41mila assunzioni, in flessione rispetto a giugno (-10,5%), ma in crescita rispetto a dodici mesi fa (+4,2%). In crescita la difficoltà di reperimento che si attesta a 40,3%, circa 10 punti in più rispetto a luglio 2021, difficoltà riconducibile prevalentemente alla mancanza di candidati. A incontrare le maggiori criticità sul mercato sono le imprese della metallurgia e dei prodotti in metallo (circa 56% dei profili ricercati è di difficile reperimento) seguite dalle industrie del legno-arredo (55%) e dai servizi ICT e dalle imprese di costruzioni (per entrambi 54%).

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Le opportunità di lavoro offerte dalle imprese a giugno sono circa 560mila: nel commercio, turismo e servizi alle persone si concentrano oltre 300mila richieste. Positivo l’andamento congiunturale di tutti i settori economici dell’industria e dei servizi (+25,9% rispetto a maggio), mentre a livello tendenziale manifatturiero e costruzioni evidenziano livelli di assunzioni inferiori ad un anno fa (entrambi -19,7%), con un picco per le industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi ed estrattive (-37,1%). In crescita la difficoltà di reperimento che si attesta a 39,2%, circa 9 punti in più rispetto a giugno 2021, difficoltà riconducibile prevalentemente alla mancanza di candidati. Il mismatch si conferma più elevato tra gli operai specializzati (53,1%), le professioni tecniche (48,3%) e tra i dirigenti e le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (46,9%). 

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