Il volume sulle previsioni dei fabbisogni occupazionali in Italia (2019-2023) fornisce delle stime sulla domanda di lavoro nei prossimi cinque anni in base a due scenari che dipendono dalle stime sulla crescita del Pil e dal tasso di turnover occupazionale. Secondo il modello previsivo, saranno necessari tra i 3 e i 3,2 milioni di nuovi occupati per soddisfare le esigenze di tutto il comparto produttivo italiano comprensivo sia delle imprese private sia della pubblica amministrazione.
Quali sono le stime sui nuovi lavoratori occupati dal 2019 al 2023?
Seppure con una crescita economica prevista molto contenuta (variazione del PIL compresa tra +0,6% e +0,9%, in media annua fino tra il 2019 e il 2023), in entrambi gli scenari di riferimento, l’80% dei nuovi occupati nel quinquennio (2,6 milioni di lavoratori), verrà assunto per affrontare il naturale turnover occupazionale (la cosiddetta replacement demand), per cui solo il restante 20% di lavoratori farà parte della cosiddetta expansion demand, ossia la domanda di lavoro incrementale che identifica la creazione di nuovi posti di lavoro.
La crescita economica, d’altra parte, potrà al massimo generare, a seconda della sua intensità e in maniera molto differenziata nei diversi settori, una quota di nuovi posti di lavoro che va dalle 352mila alle 535mila unità.
Il quadro economico in continua evoluzione potrà modificare anche significativamente questi scenari di previsione. Resta il fatto che la trasformazione della struttura professionale nel mercato del lavoro avverrà prevalentemente attraverso la componente del turnover occupazionale.
Occorre aggiungere però che il turnover non rappresenterà una mera sostituzione di lavoratori, perché i cambiamenti tecnologici e organizzativi non riguardano solo la nascita di nuove figure e la scomparsa di professioni obsolete, ma ridefiniscono il “contenuto” (in termini di competenze e mansioni) anche delle professioni “in evoluzione”. Nel prossimo quinquennio una semplice sostituzione, per ragioni anagrafiche, di una figura con un’altra analoga potrebbe implicare l’assunzione di una professionalità con un diverso titolo di studio e nuove competenze.
Il futuro del lavoro ai tempi della “digital transformation” e dell’attenzione ai temi green.
La “Digital Transformation” e l’Ecosostenibilità avranno un peso determinante nel caratterizzare i fabbisogni occupazionali dei diversi settori economici, arrivando a coinvolgere tra il 26 e il 29% dei lavoratori di cui le imprese e la Pubblica Amministrazione avranno bisogno nei prossimi 5 anni.
In particolare, nell’ambito della “Digital Transformation” le imprese ricercheranno tra i 275mila e i 325mila lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o relative all’Impresa 4.0.
Un cambiamento che non riguarderà solo le professioni digitali come quelle informatiche o i nuovi settori legati ai big data o allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma gran parte delle figure professionali in tutti i settori.
Quali saranno i fabbisogni occupazionali nelle varie filiere produttive?
Per quanto riguarda la filiera "Ecosostenibilità", le imprese avranno bisogno tra i 519mila e 607mila lavoratori per cogliere al meglio le opportunità offerte dalla diffusione di processi produttivi rispettosi dell’ambiente, volti ad ottimizzare o ridurre l’utilizzo di materie prime.
Circa un quarto del fabbisogno occupazionale previsto nel periodo 2019-2023 sarà poi attivato dalle richieste di figure professionali da parte di cinque filiere individuate (salute e benessere, education e cultura, meccatronica e robotica, mobilità e logistica, energia).
Non a caso, queste filiere sono costruite considerando i settori che saranno maggiormente investiti dagli attuali grandi trend di cambiamento (globalizzazione, invecchiamento della popolazione, digitalizzazione e automazione, cambiamenti climatici…).
Quali saranno i settori manifatturieri che offriranno maggiori possibilità lavorative?
A un livello di maggiore dettaglio, i settori manifatturieri che, secondo le stime, esprimeranno il maggior fabbisogno occupazionale saranno l’industria della fabbricazione di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto (89-94mila unità), le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (57-69mila unità), l’industria alimentare (56-59mila unità) e il comparto tessile, abbigliamento, pelli e calzature (41-52mila unità).
Quali saranno le prospettive occupazionali nel settore dei servizi?
Tra i servizi, i settori che, secondo le stime, esprimeranno i maggiori fabbisogni saranno il commercio-riparazioni (407.100-440.400 unità), la sanità e assistenza sociale (406-415mila unità), i servizi avanzati (374-392mila unità) e il turismo-ristorazione (249-258mila unità).
Quali saranno i titoli di studio più richiesti per i lavori del futuro?
Secondo le stime del modello, i laureati e i diplomati dovrebbero rappresentare il 61-62% del fabbisogno totale degli occupati (54% nel settore privato, 98% in quello pubblico), mentre il fabbisogno di personale per il quale il livello di istruzione richiesto corrisponde alla qualifica professionale e all’assolvimento dell’obbligo formativo è di poco superiore al 38%.
In particolare, la domanda di personale laureato si prevede che ammonterà tra le 959mila e le 1.014mila unità, e si concentrerà per lo più nell'indirizzo medico-sanitario, con una richiesta tra 171mila e 176mila unità, seguito da quello economico, da 152mila a 162mila unità, da ingegneria, con una domanda compresa tra 127mila e 136mila lavoratori, e dall’area giuridica, da 98mila a 103mila unità.
Sul versante dei diplomi, nel quinquennio le imprese richiederanno personale diplomato principalmente nell’indirizzo amministrazione, finanza e marketing, con un fabbisogno che potrà variare tra 279mila e 302mila unità, e in quello industria e artigianato, con una domanda complessiva tra 211mila e 235mila unità (tra cui spiccano le richieste degli indirizzi meccanica, meccatronica ed energia con 94-106mila unità ed elettronica ed elettrotecnica con 50-56mila unità). Sarà considerevole anche il fabbisogno di diplomati nell’ambito del turismo, che potrà tra 79mila e 82mila occupati.
Quali saranno le prospettive per i neo-laureati e i neo-diplomati nei prossimi cinque anni?
Stimando il numero di neolaureati e neodiplomati in base ai dati Miur, si può prevedere che l’offerta prevista di neo-laureati (894mila unità) sarà inferiore al fabbisogno totale di laureati che andrà dalle 959mila alle 1.014mila unità, il cui grado di intensità dipenderà dai diversi indirizzi di studio. Per i neo-diplomati emergerà un eccesso di offerta rispetto alla domanda, anche in questo caso, con significative differenze per gli specifici indirizzi di studio. Il volume previsivo offre una panoramica sul mismatch e una base di discussione per il miglioramento delle attività di orientamento degli studenti che si basino sulle prospettive occupazionali future.
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